IN TEMPO DI CRISI, ALTRI PERICOLI ALL’ORIZZONTE: NUOVO CODICE DELLA CRISI ED INSOLVENZA

È passato quasi un secolo da quando il mondo non si trova ad affrontare una grande crisi economica come quella causata dall’emergenza sanitaria del Covid-19.

La crisi che ha colpito gravemente il nostro Paese, soprattutto le micro, piccole e medie imprese, che rappresentano la gran parte del tessuto economico e imprenditoriale e che, purtroppo, fin dall’inizio disponevano di una situazione di liquidità e di patrimonializzazione non adeguata ad affrontare la crisi.

E così, superata quella che è stata definita la “fase 1 della pandemia”, le necessità finanziarie delle micro, piccole e medie imprese si sono intensificate, a causa della sospensione totale o del rallentamento delle attività durante il periodo di lockdown.

Tutto questo ha comportato un peggioramento della circolazione di capitali acutizzando le necessità di fabbisogno finanziario delle aziende.

Ora, ancora più di prima, è essenziale che le imprese prestino maggiore attenzione ai propri fondamentali finanziari, anche a fronte della nuova legge fallimentare, cioè il nuovo codice della crisi ed insolvenza, la cui entrata in vigore, sospesa per la pandemia, è prevista per il primo settembre 2021.

La costante valutazione della situazione economico-finanziaria non ammette situazioni in negativo per il patrimonio, in modo da individuare tempestivamente un eventuale “stato di insolvenza futuro” e mettere in atto in tempi rapidi interventi risolutivi.

Ma cos’è esattamente il nuovo codice della crisi e dell’insolvenza e a cosa serve?

Il nuovo codice, improntato ad una visione più dinamica e previsionale rispetto alla precedente Legge Fallimentare ha il fine di identificare tempestivamente il potenziale “stato di insolvenza futuro” di un’impresa e consentirne e attuare un opportuno intervento di recupero.

Il nuovo codice della crisi ed insolvenza apporta importanti novità, tra cui l’introduzione delle procedure di allerta, fulcro della riforma, nonché ulteriori modifiche agli strumenti già esistenti per la risoluzione della crisi.

Per “stato di crisi” si intende uno stato di difficoltà del soggetto già presente, ma una situazione in cui, adottando una visione previsionale della situazione economico-finanziaria, sia possibile anticipare una “futura insolvenza”, evitando quindi che l’impresa non sia più in grado di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni.

Le conseguenze per un’impresa possono essere molto gravi (addirittura la chiusura della medesima), se non si monitora il suo andamento economico-finanziario utilizzando strumenti adatti, quali piattaforme di Performance Management, con i quali tracciare tutte le attività e dove si può identificare in qualsiasi momento lo stato della propria impresa.

In poche parole, con il nuovo codice della crisi ed insolvenza non si può avere nemmeno il minimo debito se si vuole evitare la segnalazione di “cattivo pagatore” alla Centrale dei Rischi e, di conseguenza, e non precludere la possibilità di ricevere finanziamenti o cancellare la credibilità dell’impresa stessa.

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Perché iniziare subito a prendere le giuste misure cautelari?

La recente storia ci ha insegnato che le aziende che non hanno problemi di liquidità riescono a fare utili
anche in tempi come questi
.

Avere la propria liquidità a disposizione, soprattutto in un contesto di difficoltà, non ha prezzo ed è un
vantaggio competitivo per i margini che si riescono a fare nelle operazioni di mercato, recuperando
competitività e opportunità
anche nello sconto con cui si riesce ad acquistare, liquidando subito il prezzo
contrattato.

Non c’è più tempo da perdere!

È necessario avviare al più presto un confronto con le istituzioni nella gestione della crisi delle imprese e adottare gli strumenti adatti per far fronte al nuovo codice sulla crisi ed insolvenza che entrerà in vigore il primo settembre 2021.

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