Quasi sicuramente la riapertura implicherà una significativa accelerazione della digitalizzazione per quasi tutti i tipi di impresa, ma questa non può prescindere da due requisiti fondamentali:
- lo sviluppo di progetti di digitalizzazione richiede strumenti e competenze specifiche;
- la crescita non può avere luogo senza avere accesso alle necessarie fonti di finanziamento.
Quindi, riprendersi significa tenere il passo con l’innovazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie, richiede nuovi linguaggi e nuove skills (se ero bravo ad utilizzare una fresa non è detto che ora sappia fare altrettanto con i computer), ma richiede anche il superamento di un’altra criticità: i rapporti con le banche.
La “risorsa denaro” è:
- contingentata;
- costosa (ancora);
- di complesso approvvigionamento.
Rischiamo di essere nuovamente di fronte al fenomeno del credit crunch, … digitale.
Anche nel 2019 il Credit Crunch ha condizionato la capacità di investire e creare valore aggiunto per le imprese e nel prossimo futuro forse ancora più pesantemente.
Probabilmente manager e imprenditori, molto più che nel passato, si chiederanno:
“Il COVID-19 ha indotto una situazione di emergenza. Perché le banche non mi concedono più prestiti per supportare la ripresa?”
“Perché la banca mi chiede budget e l’assoluto rispetto dei criteri imposti dalla legge per la crisi e l’insolvenza?”
Le risposte a queste domande sono purtroppo una triste realtà: nel passato recente, ogni giorno 35 PMI chiudevano per fallimento e per le banche, le garanzie non sono state sufficienti.
Nonostante le PMI rappresentino il 92% delle imprese attive in Italia e di conseguenza anche la maggior parte di tutta l’occupazione, il ben 82% del credito, non garantito dallo stato, va alle grandi imprese che rappresentano però, solo l’8% delle realtà italiane.
Alle PMI richiedenti credito viene assegnato un rating sulla base di tre categorie di informazioni:
- di carattere economico-finanziario desumibili dal bilancio;
- relative alla struttura organizzativa e ai meccanismi di pianificazione e controllo (informazioni prospettiche);
- desumibili dalla centrale rischi e dai rapporti precedenti con le banche, il cosidetto “andamentale”.
Il passato fa pensare che le banche bilanceranno il maggior rischio richiedendo:
- una remunerazione (tasso d’interesse) maggiore;
- evitando la concessione di finanziamenti alle PMI;
- imponendo tagli lineari, non mirati, sulle concessioni di credito.
Per le PMI, centrali nel sistema economico ma marginali per le fonti di finanziamento, i vincoli sono legati a:
- limitato apporto del capitale di rischio,
- dipendenza dal canale bancario;
- frammentazione dei rapporti con le banche,
Sono ostacoli rilevanti sia per avviare innovativi processi di investimento, sia per far fronte agli impegni con creditori e azionisti e con conseguente ulteriore richiesta di finanziamenti.
Diventa indispensabile finanziare la crescita delle proprie attività facendo affidamento su fonti di finanziamento alternative al canale bancario adottando anche le modalità e gli strumenti per prevenire tale esigenza messi a disposizione da KIBS Studio.
Per la ripresa, quali potranno essere le possibili alternative a disposizione delle imprese?
Ne parleremo nella prossima pubblicazione.
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